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Il Mulino Scodellino di Castelbolognese (Ravenna) (Teatro n. 26)

Ho conosciuto Rosanna Pasi grazie a un cappero e a un mulino: due cose poco collegate tra loro ma accomunate dall’essere robuste, fuori del tempo e tenaci, un po’ come sotto sotto siamo anche noi due.   Ad unire le nostre sorti – a quanto pare in modo non effimero – è stata la dolce Chiara Berti, che da brava osservatrice dell’animo umano ha colto i segnali di un possibile sodalizio e ci ha presentate virtualmente, come si usa al giorno d’oggi.  Il primo incontro reale è avvenuto a distanza di qualche mese, esattamente nello stesso luogo dove sabato 20 maggio 2017 alle ore 21 si svolgerà lo spettacolo di danza Ruote sull’acqua che consiglio di non perdere: durante la Giornata Europea dei Mulini, teatro d’eccezione della prossima rappresentazione coreutica organizzata da Romagna Danza e F.N.A.S.D. sarà infatti il Mulino Scodellino di Castelbolognese (Ravenna), uno tra i più antichi e meglio conservati d’Italia.

Dell’Associazione Amici del Mulino Scodellino e della sua appassionata Presidente e sostenitrice ho già parlato in un pezzo pubblicato sul mio blog  (allego un link per chi lo volesse rileggere: https://girodimilano80tappe.wordpress.com/2016/09/06/il-fascino-del-mulino/) ma qualcosa mi dice che le sensazioni provate (da me) il 4 settembre dell’anno scorso durante il Festival della Creatività saranno completamente diverse da quelle che proveranno gli spettatori la sera del 20 maggio: intanto ci sarà buio e già questo basterebbe a rendere tutto ancor più magico, poi ci sarà la musica a fare da sottofondo, narrando assieme ai danzatori delle scuole Agorà Danza, Danza&Danza, Urban Academy, una storia importante, ispirata al celebre romanzo di Riccardo BacchelliIl Mulino del Po“. La regia sarà curata da Arturo Cannistrà coadiuvato da Giulia Coliola nella veste di Educational Performer, mentre il progetto culturale è curato da Bianca Belvederi Bonino.

Mi piace approfittare di questa occasione per riportare alla luce qualche traccia di un passato che pur non essendo poi così lontano, sembra appartenere proprio ad un’altra era, non al secolo scorso. Riguardare lo sceneggiato tv Il Mulino del Po del 1963 di Sandro Bolchi, in bianco e nero e recitato in modo così diverso da come siamo abituati oggi, oppure guardare l’omonimo film di Alberto Lattuada del 1949, o ancora leggere le 2100 pagine della trilogia bacchelliana sembra impresa da titani anche per noi un po’ più grandicelli…

Eppure non ci farebbe male renderci conto anche visivamente di quanto fossero diverse le condizioni di vita, di quanto difficile fosse sopravvivere alle mille tragedie insite nella quotidianità di chiunque (il racconto è intriso di inondazioni, piene, terremoti, lotte sociali, notti di tempesta, trombe d’aria, incendi, pestilenze) ma di quanto ogni singolo avvenimento riguardasse da vicino l’intera comunità, di come ci si sentisse legati e appartenenti alla stessa realtà.

Il San Michele e il Paneperso – due delle centinaia di mulini natanti presenti all’epoca su tutti i fiumi d’Italia – rappresentano il fulcro della vita della famiglia composita e numerosa di cui ci vengono narrate le vicissitudini durante 4 generazioni, dal 1812 post campagna napoleonica al 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale. Gli uomini e le donne descritti sono gli emblemi di quello stile di vita, duro ma coeso, coraggioso perché costretto ad esserlo dagli accadimenti esterni, appeso al filo degli eventi, ma capace di sopravvivere e lottare senza sosta, con una forza che non siamo più in grado di esprimere. Non voglio affatto rovinare l’attesa dell’atmosfera romantica e quasi da favola che ci accoglierà al Mulino Scodellino, ma mi piacerebbe invitare alla rilettura di qualche passo o alla visione di qualche fotogramma – in internet si trova tutto – delle vicende realistiche narrate da Bacchelli.

Così, solo per godere ancora più consapevolmente del grande dono che il benessere ci ha riservato, solo per non considerare la nostra esistenza troppo insopportabile…

Mariagrazia Innecco

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Il Palapiave di Fossalta di Piave (Venezia) (Teatro n.26)

L’instancabile viaggio di Leggere per…ballare® di Rosanna Pasi questa volta ci conduce in Veneto, ai margini della laguna veneziana, dove il fiume Piave scorre placido tra il verde dei pioppi, dei salici e degli ontani creando suggestioni antiche e romantiche.

Presto ci ritroveremo a Fossalta di Piave, nei luoghi dove cento anni fa infuriava la Prima Guerra Mondiale. Proprio qui venne ferito un diciottenne così innamorato dell’Europa da decidere di impegnarsi per la sua difesa e partire dagli Stati Uniti come volontario della Croce Rossa Internazionale assieme a molti altri suoi connazionali: in quel momento nessuno ancora sapeva quanto sarebbe stato importante per la letteratura internazionale e che proprio dall’esperienza di guerra fatta in queste zone trarrà ispirazione per due suoi celebri romanzi – “Addio alle Armi” e “Al di là del fiume e tra gli alberi” – mentre il successivo “Il vecchio e il mare” lo porterà ad essere insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1954. Avrete capito che sto parlando di Ernest Hemingway che su queste sponde venne ferito, come riporta un cippo posato sull’argine del Fiume Sacro ad eterna memoria.

Bene, nel Palazzetto dello Sport di questa cittadina carica di esperienza – il Palapiave – il 12 maggio verranno organizzate dall’Associazione Culturale Labirinto di Maria Meoni due rappresentazioni (una per le scuole, al mattino e l’altra per la popolazione, di sera) della favola di James Matthew Barrie, Peter Pan, regista Arturo Cannistrà, educational performer Denis  Bragatto, e la presenza di 150 allievi di cinque scuole di danza venete (Factory Dance School di Padova – DBallet di Mira – Pianeta Danza di Mogliano Veneto – Ricerca&Danza di Campalto – ArteDanza di Fontanelle) unite dal desiderio di mettere in scena uno spettacolo corale e coinvolgente, che permetta a quante più persone possibile di assistere ad un evento gioioso e formativo allo stesso tempo.

locandina peter pan

La Presidente dell’Associazione è l’intraprendente ballerina e organizzatrice di eventi romana Maria Meoni che qualche anno fa, per amore, è approdata felicemente sulle rive del Piave. Spesso se ne allontana e si sposta per seguire le numerose attività coreutiche di cui si fa promotrice: in dieci minuti di telefono è riuscita a parlarmi di una serie incredibile di appuntamenti che la vedranno protagonista nei prossimi mesi. Sarà a Milano e a Genova, a Noto e nel Salento, a Jesolo e Salice Terme, in un turbine danzante di iniziative degno di un personaggio della fantasia. Forse è proprio questa continua attività a farla restare sempre fanciulla, e con lei le sue “folli” colleghe insegnanti di danza del territorio:  tutte donne, tutte profondamente innamorate del loro lavoro e pronte a qualsiasi sacrificio pur di trasmettere la loro passione ai loro giovani allievi. Assieme.

Mariagrazia Innecco

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Il Teatro De Andrè di Casalgrande – (Reggio Emilia) (Teatro n. 25)

Leggere per…ballare® di Rosanna Pasi non si ferma e non si stanca mai, produce anzi una ola di energia che va su e giù per la Penisola, leggera e inesorabile, contagiosa e frizzante. E intanto che fa danzare e divertire, tocca temi importanti, inducendo alla meditazione e all’attenzione.

BIOF46

Domani sera, 6 maggio, alle ore 21.00 protagonisti dell’onda saranno gli allievi di 5 scuole di danza di Reggio Emilia (Arcadia, Danzarte, Eidos, Let’s Dance e Progetto Danza) che porteranno in scena al Teatro De Andrè di Casalgrande (RE) il toccante spettacolo Vittime del Silenzio dedicato a Francesca da Rimini, a Desdemona, alla Monaca di Monza, alla Ciociara… e a tutte le migliaia di donne che nel passato e nel presente hanno chinato la testa e hanno subito la prepotenza e i soprusi di qualcuno. La serata ha un intento benefico, perchè il ricavato sarà devoluto all’ospedale Charitè Maternelle di Goma – Repubblica Democratica del Congo.

Sarà particolarmente felice domani sera il grande Fabrizio a cui è dedicato il teatro di Casalgrande: perché, come ha avuto modo di dichiarare in un’intervista la moglie Dori Ghezzi, una delle sue più grandi qualità era non essere un moralista, non apprezzare il perbenismo, ma capire e persino quasi esaltare le debolezze umane. Era dotato di una smisurata pietas, qualità indispensabile per conoscere il prossimo e metterlo al centro della sua poetica, dimostrando sempre massima coerenza e rispetto anche nei confronti dei più deboli e reietti.

Mariagrazia Innecco

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Il Teatro Comunale di Thiene (Vicenza) (Teatro n.24)

Vicenza, come sostiene Rosanna Pasi, è uno dei miei feudi italici! Non ha tutti i torti in effetti, visto che ci abita mio padre ormai da trent’anni e che per un motivo o per l’altro ci vado mediamente una volta ogni tre settimane. Grazie ai suoi numerosi impegni sociali – è da lustri il Presidente della LILT vicentina – nel corso del tempo mi è capitato spesso di accompagnarlo nelle sedi provinciali dell’Associazione, tra cui quella di Thiene. Ho anche avuto modo di apprezzare la bellezza del Teatro Comunale della cittadina, uno dei rarissimi esempi di spazio in stile liberty ancora esistente nella penisola, inaugurato nel 1905 ma restaurato con cura una trentina d’anni fa. Chiaro, luminoso e raccolto, nonostante i 470 posti di cui dispone, ospita una stagione di prosa ricca ed articolata, capace di attirare molti spettatori anche dal capoluogo, che dista solo 20 km.

E’ in questa sala raffinata che venerdì 28 aprile assisteremo ad uno spettacolo di danza contemporanea realizzato dalla Compagnia Kronos con la collaborazione di Arteven (Associazione Nazionale Arte Veneto) che si preannuncia molto interessante per eleganza e contenuti: Dimensioni Parallele con la regia di Ornella Pegoraro, la Direttrice Artistica, Coreografa e Maestra della ormai storica Compagnia che ha fondato nel 1980 e con la quale ha messo in scena decine di balletti memorabili. Danzeranno con i suoi allievi anche 6 ballerini di Orizzonte Danza, un’altra ottima scuola che ha sede nella vicina Schio.

Ornella Pegoraro è un’artista ambiziosa e preparata, consapevole di provare un’attrazione irresistibile verso i temi più complessi dell’esistenza, quelli impalpabili eppure sempre presenti, al limite del conoscibile. Ogni volta che lavora ad un nuovo spettacolo sa perfettamente che pretende molto dai suoi spettatori, ma sa anche di poter contare sulla capacità espressiva della danza, l’unica, a ben guardare, in grado di evocare ciò che appare per scomparire un secondo dopo, proprio come accade con i sogni, l’effimero per eccellenza.

Ornella Pegoraro è un’artista ambiziosa e preparata, consapevole di provare un’attrazione irresistibile verso i temi più complessi dell’esistenza, quelli impalpabili eppure sempre presenti, al limite del conoscibile. Ogni volta che lavora ad un nuovo spettacolo sa perfettamente che pretende molto dai suoi spettatori, ma sa anche di poter contare sulla capacità espressiva della danza, l’unica, a ben guardare, in grado di evocare ciò che appare per scomparire un secondo dopo, proprio come accade con i sogni, l’effimero per eccellenza.

Guardate la foto qui sopra, con attenzione. Non è artefatta, seppure bellissima e patinata. Le bambine sono davvero attente e incantate. La loro Maestra di Danza non è in posa. Ciascuna è protesa e concentrata, perchè quello che sta uscendo dal libro che Ornella tiene tra le mani è importante per ciascuna di loro. Sembra essere un album di fotografie e forse si stanno cercando negli scatti, ma senza vanità, solo con consapevolezza.

C’è tutta la dolcezza del mondo in questo scatto, quella di cui hanno bisogno i piccoli per poter crescere sereni nonostante tutto. E c’è anche la dedizione che ogni adulto dovrebbe trasferire in tutte le sue attività, non solo in quelle artistiche o “ricreative”, per lasciare a chi lo dovrà fare a sua volta, la giusta motivazione.

A presto Ornella, non vedo l’ora di vedere cosa hai preparato per noi assieme ai tuoi ragazzi.

Mariagrazia Innecco

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Il Palazzetto dello Sport di Massafra (Taranto) (Teatro n.22)

Forse questa è la prima volta che un Palazzetto dello Sport viene elevato al rango di teatro, ma il progetto Leggere per…ballare® contiene in sé così tanta magia da permetterci di dimenticare il luogo in cui si svolge: non ci fa cercare la perfezione della cornice ma ci fa concentrare sul quadro e sulla sua armonia, che emergerà con naturalezza in qualsiasi contesto.

Questo Palazzetto poi è bello, moderno e spazioso, e si riempirà di un pubblico festante che apprezzerà sicuramente il lavoro degli allievi delle scuole di ballo Russian Ballet e Habanera di Massafra, Odile di Noci e Missione Teatro di Grottaglie che con la regia di Arturo Cannistrà, coadiuvato dall’educational performer Grazia Cundari,  metteranno in scena il balletto tratto dalla fiaba La Sirenetta di Hans Christian Andersen. Per loro si tratterà di una replica, dato che lo stesso spettacolo è già stato eseguito al Teatro Monticello di Grottaglie solo poche sere fa, e con enorme successo.

Ho in programma di fare presto una gita in questa località, magari accompagnata da Cira Intermite, l’autrice dei Misteri di Red Maples, che conosce bene la zona, visto che abita a Grottaglie. Qualcosa mi dice che l’atmosfera che si respira a Massafra è di quelle intriganti all’ennesima potenza, piena di mistero e di evocazioni, oltre che di luoghi che mettono un po’ fifa, ma attirano facendo leva proprio sulla paura. Mi è bastato leggere i loro nomi – Grotta del Diavolo, Corno della Strega, Ponte degli Zingari, Noce dei Maghi – per capire che l’aria che si respira da queste parti è intrisa dell’essenza dei protagonisti di una delle leggende più famose di questa terra di masciari (per chi non è pugliese diciamo che il masciaro da queste parti è il mago, lo stregone).

margherita

La leggenda narra del mago Greguro, un botanico che nell’anno 1000 sapeva “curare” tutti i mali utilizzando radici e rettili, oltre che le erbe medicamentose della cui raccolta si occupava la bella Margherita, sua figlia. O perché era troppo graziosa, oppure perché sapeva distinguere le erbe da raccogliere anche nel buio pesto, venne accusata di stregoneria e condannata, tanto per cambiare, al rogo. Si salvò solo per l’intercessione del capo religioso della comunità, che ne era profondamente innamorato. Potè così aiutare ancora a lungo il padre nel suo lavoro che si svolgeva per lo più nella Gravina della Madonna della Scala, dove con una breve passeggiata ci si può recare a vedere la sua incredibile “Farmacia“. Le grotte e gli anfratti della gravina sono tenuti a regola d’arte e spesso utilizzati per rappresentazioni medievali o sacre di sicuro effetto scenico.

Negli ultimi anni il Rione degli Ostinati di Massafra – in città c’è anche un Ritrovo degli Ostinati, un ristorante ambientato in una grotta più unica che rara – organizza il 31 ottobre, per Halloween, la Notte dei Masciari, offrendo divertimento ai tanti che dimostrano di apprezzare il mistero e le ambientazioni noir di una città che, specie nei paraggi del suo castello angioino aragonese ben conservato, rappresenta una perfetta location da brividi.

massafra medievale

I massafresi sono abituati alle tinte fosche, è vero, ma sono certa che apprezzeranno anche la delicatezza e la generosità della Sirenetta, simbolo ormai consolidato di chi per amore sa rinunciare a se stesso, oltre che la bravura degli allievi che interpreteranno la fiaba.

Mariagrazia Innecco

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Il Teatro ai Colli di Padova (Teatro n. 21)

Dopo Grottaglie e Caserta torniamo in Veneto, nella bella Padova, al Teatro ai Colli, per assistere, il 9 e il 10 aprile, ad un balletto “favoloso” tratto dalla fiaba Cenerentola, tanto famosa da non essere necessario raccontarne la trama, cosa che in effetti non  farò.  Vorrei invece fare un test con i nostri lettori e spettatori e chiedere loro tre cose: come e quando hanno incontrato per la prima volta Cenerentola, e chi pensano sia l’autore dell’arcinota favola.

Ho provato a fare queste domande a me stessa e mentre la risposta alle prime due domande è arrivata velocemente – i miei genitori mi hanno portato al cinema, avrò avuto 4 o 5 anni, e mi sono innamorata letteralmente e definitivamente del film di Walt Disney – sulla terza, quella relativa all’autore, mi sono trovata assolutamente impreparata. Eppure sono certa di aver letto anche il libro, ma nella mia mente si sono rincorsi i nomi di due autori: Charles Perrault e il Fratelli Grimm. Quando sono andata ad approfondire ho capito il perché della confusione! Quella di Cenerentola è una storia, o forse sarebbe meglio definirla una mitologia, talmente diffusa su tutto il pianeta, da aver perso la sua collocazione precisa nel tempo e nello spazio: ne esistono versioni che risalgono addirittura al 700 a.C. e ci portano dritti in Egitto, o altre che ci catapultano nella Cina del IX secolo. Che le fanciulle protagoniste si chiamino Vassilissa, Peldicenere, Yeh Shen o Rodopi, sarà sempre l’incontro con un nobile (soprattutto d’animo) a toglierle dallo stato di povertà e dal grigiore cinereo in cui i malvagi (soprattutto d’animo) le hanno relegate, approfittando del loro animo docile.

Un riscatto, sociale e umano, al quale tutti avrebbero diritto prima o poi nella vita, allo scoccare di una qualsiasi ora zero, che altro non vuole essere che l’attimo invisibile che separa e unisce un giorno all’altro, un anno all’altro, uno stato emotivo all’altro, invisibile agli occhi, ma fondamentale per l’esistenza di ciascuno di noi.

Saranno i giovani allievi delle scuole associate ACLED: Danza City, Center Study Ballet, RA.SO. Danza, Dreaming Dance, Dna Danza nell’Anima, L’Arabesque/La Stella e Acle Danza, diretti registicamente da Arturo Cannistrà, coadiuvato dal coreografo ed Educational Performer Luciano Firi a farci sognare, divertire, ma anche meditare profondamente, credo.

Mariagrazia Innecco

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Il Teatro Parravano di Caserta (Teatro n.20)

La crescita esponenziale del Progetto di Rosanna Pasi Leggere per…ballare® è sotto gli occhi di tutti coloro che stanno seguendo il nostro percorso, un po’ zigzagante ma assolutamente affascinante: tra due giorni, il 7 aprile, gli spettacoli in scena saranno addirittura due – La sirenetta che verrà rappresentato al Teatro Monticello di Grottaglie (Taranto) e Matralia, messo in scena al Teatro Parravano di Caserta. Entrambe le rappresentazioni prevedono una serata per il pubblico e, il giorno successivo, due matinèe per le scuole.

Dal 2014 l’antico Teatro Comunale – edificato da re Francesco I nel 1830 – è dedicato a Costantino Parravano, il compositore casertano e cittadino benemerito che lo fece restaurare alla fine dell’800. Da uomo di cultura qual era riteneva che dedicare risorse all’educazione artistica dei giovani fosse essenziale, esattamente come non si stanca di ripetere la nostra Rosanna nazionale: devono essere loro i destinatari dell’attenzione dei più adulti, si devono sentire presi per mano e condotti con dolce determinazione nel mondo della storia, del mito, della favola, della danza perchè possano crescere in modo consapevole e armonioso. Risponderanno adeguatamente, come stanno rispondendo le centinaia di ragazzi che mese dopo mese e anno dopo anno si sentono coinvolti in questa fantastica avventura collettiva che si chiama Leggere per…ballare®. Danzando si amalgamano, si informano, leggono, e poco alla volta si instilla in loro il senso nuovo e antico della partecipazione coinvolgente ed entusiasmante.

Il testo a cui è ispirato il balletto Matralia è Madri di Myrta Merlino. L’ideatore e drammaturgo dell’opera, Michele Casella, ha lavorato a stretto gomito con Arturo Cannistrà e Annamaria di Maio, la Presidente di Campania Arte Danza, oltre che con Alessandro Baldrati, che si è occupato delle musiche: assieme hanno creato uno spettacolo maestoso, nel quale 100 ragazzi danzano con un sentimento degno di nota.

Si sentono portatori di una tradizione che ha profonde radici nel territorio dove risiedono: l’antica festa romana dedicata alla Mater Matuta, la Dea Madre, detta anche Bona Dea, la Dea dell’Aurora e della nascita. Myrta Merlino ha saputo narrare molte storie di donne forti ed emblematiche, a volte madri reali, ma sempre materne nell’essenza, attraverso le quali tratteggia l’ipotesi di un mondo sorretto e guidato dalla pietas femminile, dall’inventiva e dalla capacità di indirizzare, che solo chi ha ricevuto dalla natura il dono della maternità possiede come bagaglio innato. Sarà interessante capire come il drammaturgo e il coreografo  – Casella e Cannistrà – hanno pensato di trasporre scenicamente questi ritratti di donne, quasi sempre alle prese con figli impegnativi, con problematiche importanti, ma sempre sorrette da una grande serenità e lungimiranza.

Mariagrazia Innecco

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Il Teatro Monticello di Grottaglie (Taranto) (Teatro n. 19)

Sono rientrata da poche ora dalla Puglia dove ho dato gli ultimi ritocchi ad una mia guida emozionale regionale prima di darla alle stampe, e mi ci ritrovo già, con immenso piacere, un’altra volta! La località che mi sta “richiamando” è la n. 47 del mio tour, Grottaglie, che oltre ad essere una bella cittadina è anche il luogo dove risiede una grande amica del Progetto Leggere per…ballare® di cui chi ci segue ha già sentito parlare più volte: risiede infatti qui con la sua famiglia l’autrice dei Misteri di Red Maples, Cira Intermite (rileggete i pezzi a lei dedicati, se vi fa piacere, e cioè il balletto n.7 e il teatro n. 11).

Credo sarà anche lei il 7 aprile prossimo al Teatro Monticello di Grottaglie, per applaudire gli allievi delle scuole di ballo Russian Ballet e Habanera di Massafra, Odile di Noci e Missione Teatro di Grottaglie che con la regia di Arturo Cannistrà, coadiuvato dall’educational performer Grazia Cundari  metteranno in scena il balletto tratto dalla Sirenetta di Hans Christian Andersen.

Città un po’ di favola questa Grottaglie in cui nel corso della storia si è andata perfezionando e perpetuando l’arte figulina, nome un po’ strano che sta ad indicare l’attività del figulino e cioè del vasaio, capace non solo di dare forma all’argilla, ma di compiere tutti i passaggi necessari per portare il materiale dal suo stato naturale a quello adatto alla lavorazione e alla cottura a forno, a volte mescolando argille diverse tra loro per ottenere prodotti resistenti e robusti.

L’estrazione, l’essiccatura, la raffinazione, la frantumazione, la polverizzazione, la setacciatura e finalmente la creazione dei pani da mettere a mollo per una notte per poterli passare al tornio e modellare l’indomani. E poi a quel punto cuocerli e infine decorarli. Passaggi saggi e pazienti che hanno reso questa città famosa quanto Faenza, Capodimonte, Bassano, Deruta… e hanno fatto nascere il “quartiere delle ceramiche”, situato nel centro storico, e un bellissimo Museo, dove si possono ammirare 4.000 manufatti risalenti a tutte le epoche.

47. FIGULINO

Bellissimo sarà fare visita a un figulino del giorno d’oggi e assistere alla nascita di un pezzo:  vedere come le sue mani sapienti creano “lu capasone” (il contenitore utilizzato per contenere vino e olio); “lu srulu” (il vaso per liquidi con manico e beccuccio); “lu pumu” (il decoro a forma di bocciolo, che abbellisce i balconi degli appartamenti del centro storico). Magari in compagnia di chi ha scattato la bellissima foto qui sopra: il marito di Cira che di arte, non solo di coreutica e letteratura, se ne intende proprio!

Mariagrazia Innecco

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Teatro Civico di Schio (Vicenza) (Teatro n.18)

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Uno degli aspetti che mi affascina maggiormente del Progetto Leggere per…ballare® è la sua capacità di svolgersi in una miriade di spazi teatrali molto diversi tra loro, il cui studio e osservazione ci permette di capire molto della storia e delle tradizioni della città in cui sono inseriti. L’ultimo spettacolo programmato nel mese di marzo si svolgerà tra poche ore in una cittadina della provincia di Vicenza che forse fuori dal Veneto conoscono in pochi, nonostante abbia origini medievali e vanti dei primati di tutto rispetto. Il suo nome è Schio, italianizzazione del termine latino scledum, bosco di querce.

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Il Teatro Civico in cui  gli allievi di sei scuole di danza scledensi diretti dal regista e coreografo Arturo Cannistrà porteranno in scena il balletto Alice nel Paese delle Meraviglie, venne eretto nel 1909 in stile liberty, e andò ad aggiungersi a vari altri teatri cittadini preesistenti. Schio era infatti molto all’avanguardia in ambito culturale, oltre ad essere un modello industriale imitato in tutt’Europa per merito della visione illuminata dell’imprenditore locale Alessandro Rossi, che nel 1845 iniziò ad occuparsi della fabbrica di lana fondata dal padre – la celebre Lanerossi, che ebbe vita lunghissima ed esemplare. L’inarrestabile decollo dello stabilimento avvenne dopo che il Veneto fu annesso al Regno d’Italia e non fu più terra austriaca. Il Rossi divenne Senatore del Regno, ma non trascurò mai la sua fabbrica che in alcuni periodi arrivò ad avere fino a 10.000 dipendenti che vivevano in case dignitose costruite appositamente per loro. I figli avevano a disposizione un asilo e le scuole elementari, le neomamme allattavano in fabbrica e potevano ricrearsi nel Parco Romantico – oggi Oasi Rossi – e tutti gli operai dovevano alfabetizzarsi frequentando corsi che si svolgevano dopo la fine del lavoro. La salute dei dipendenti era considerata un bene prezioso, così come il loro svago e la frequentazione di circoli, teatri e biblioteche.

L’altro primato  curioso spetta ai Rossi e alla città di Schio riguarda la prima auto che circolò in Italia: e cioè la Peugeot Type3 del figlio di Alessandro, Gaetano, che ora è esposta al Museo dell’Automobile di Torino. La famiglia era indubbiamente ricchissima, ma sapeva essere generosa e paternalisticamente riconoscente nei confronti dei dipendenti e delle loro famiglie; ciascuno era considerato risorsa preziosa da coltivare e rispettare, non certo da spremere senza pietà.

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Nel 2005 la Lanerossi – che nel 1987 era stata acquistata dalla Marzotto di Valdagno  – fu definitivamente chiusa, travolta dalla globalizzazione, dal cambio di moda e abitudini e dall’avvento dei tessuti sintetici. Ma le tracce virtuose dei Rossi si continueranno a vedere a lungo non solo in quanto è stato costruito materialmente nella cittadina nel corso di due secoli, ma soprattutto nel dna di chi ha lavorato con loro e ha ricevuto un prezioso lascito che non deve essere sperperato.

Matriagrazia Innecco

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Il Teatro Morlacchi di Perugia (Teatro n.17)

Momento particolarmente intenso per le attività nazionali del progetto Leggere per…ballare® 2017: solo durante il mese di marzo gli spettacoli – tutti di grande successo e alcuni sold out – sono stati ben 15 e si sono svolti in città molto distanti fra loro: Faenza, Salerno, Roma, Isernia, Campobasso, Reggio Emilia, Busseto (Pr). Il mese si  chiude in assoluta bellezza domani sera, 28 marzo, con una importante prima nazionale al Teatro Morlacchi di Perugia.

Il balletto che verrà messo in scena coniuga danza, canto, affetti familiari, nostalgia, successo, glamour, e trae ispirazione dal bel libro edito nel 2016 da Neri Pozza che Romana Petri ha dedicato al padre Mario Petri – famoso cantante lirico – a più di trent’anni dalla sua scomparsa. Lo ha intitolato “Le serenate del Ciclone” perché “Ciclone” era il soprannome affettuoso ed eloquente di un uomo possente nel fisico, impetuoso nelle passioni, ma delicato d’animo e tutto sommato anche molto fragile.

petri

Mario era un ragazzo sveglio e pieno di entusiasmo, nonostante la sua famiglia non fosse abbiente. A dodici anni ricevette in dono dal padre un piccolo grammofono e la musica entrò nella sua esistenza, modificandola per sempre. Qualche anno dopo, pur di continuare a prendere lezioni di “bel canto“, non esitò a mettere la sua possenza fisica al servizio del pugilato e di chi chiedeva una serenata a pagamento. Era nato a Cenerente, una minuscola frazione di Perugia, ma da quando la sua carriera prese avvio le sue innegabili doti canore e la sua presenza scenica lo portarono a calcare i migliori palcoscenici d’Italia: indimenticabile il suo Oedipus di Stravinsky alla Scala di Milano nel 1948. Aveva un fisico talmente statuario che lo notò anche il cinema: lo vollero in molti film del genere “cappa e spada“. Era amico di un gran numero di personaggi in voga negli anni ’60, da Totò a Maria Callas, da Sergio Leone a Tatjana Tolstoj. La piccola Romana – nata dal matrimonio con Leda, ballerina classica – lo adorava. Si sentiva sua complice, e anche un po’ investita della responsabilità di proteggerlo: forse aveva già capito che la sua sensibilità lo avrebbe reso vulnerabile e lo avrebbe fatto soffrire. Chi ha letto il libro –  conto di farlo al più presto – dice che le 600 pagine che lo compongono scivolano via con dolcezza e armonia, e che il quadro che ne risulta è assolutamente imperdibile.

Sono curiosa di scoprire come il regista e coreografo Arturo Cannistrà sia riuscito a trasporre in danza le vicende reali di un personaggio tanto eclettico e tumultuoso, intrecciandole con quelle della sua incantata bimba, che domani sera – immagino la sua emozione – è attesa al Teatro Morlacchi. Per dare alle stampe questo libro sono stati necessari 25 anni di lavoro, ma non è detto che secondo lei siano sufficienti, perché quando si ama tanto profondamente non ci si accontenta mai e si vorrebbero apportare continui cambiamenti.

Credo che vedere le giovani ballerine “interpretare” lei stessa sul palcoscenico e interloquire a passo di danza con la figura del padre, la aiuterà a lenire ancora un po’ il dolore di una perdita ancora insopportabile perché accaduta troppo presto e per cause forse evitabili…

Lo splendido  Teatro Morlacchi sarà lo scenario ideale per questo emozionante balletto organizzato da Laboratorio Danzidea di Perugia ed inserito nella decima edizione di  “Libro: che Spettacolo!” Le musiche originali che ascolteremo sono del compositore Francesco Germini, che ha curato anche la scelta dei brani dal repertorio di Mario Petri, mentre l’ideazione artistica è di Bianca Belvederi Bonino.

Mariagrazia Innecco

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