Sono tornata a Castel Bolognese in una serata tanto nebbiosa che pareva di essere sul set di Amarcord nella scena in cui il nonno esce di casa nottetempo e in due secondi si perde, entrando in una dimensione così irreale da fargli pensare addirittura di essere morto. Crede di essere capitato in un aldilà lattiginoso e poco ospitale, ma quando si accorge che le cose non stanno come aveva temuto esorcizza la paura provata con un bel “tiè” all’insegna del miglior spirito romagnolo! La più bella scena del film, secondo me, la più evocativa: dolce e amara, in bilico sull’ignoto, e umanissima…
L’ideale per calarmi nell’atmosfera giusta per gustare ogni quadro dello spettacolo di danza organizzato dall’Associazione “Fare leggere tutti” per il suo 4° Festival della lettura interamente dedicato ad un altro grande, indimenticabile vecchio della letteratura mondiale. Nato dalla fantasia di Miguel de Cervantes agli inizi del 1600, Alonso Chisciano, che tutti noi conosciamo come Don Chisciotte De La Mancha, è un uomo anziano (almeno per i tempi) e allampanato, che non esista ad allontanarsi dal suo villaggio per inseguire il suo sogno di vivere di persona le imprese cavalleresche dei protagonisti dei libri che ha amato. Non importa se fallirà una volta, due, tre. Non importa se verrà deriso e tutti si prenderanno gioco di lui: l’hidalgo non ha paura di nulla perchè è protetto dalla sua personalissima vena di follia che lo fa procedere senza esitazioni, anche se cavalca un destriero improbabile e si fa accompagnare da uno scudiero che sarà il primo a farsi beffe di lui.
tela dipinta per il Festival “Fare leggere tutti” da Carlo Visani
Un’opera modernissima grazie alla vena tragicomica che la attraversa in tutte le sue fasi, e che si presta a mille interpretazioni oltre che a rappresentazioni fantasiose: lo abbiamo visto sul palcoscenico della Chiesa di Santa Maria della Misericordia dove gli allievi di una dozzina di scuole di danza di varie località italiane hanno messo in scena delle coreografie molto diverse tra loro, anche se tutte legate dal sottile filo dell’illusione e del miraggio evanescente. Grandiosi gli 8 danzatori arrivati dal G.t.S. Danza di Nettuno (Roma) che hanno rappresentato l'”abuelo” Chisciotte: infarinati per sembrare dei vecchi, con gli occhi truccati di rosso, accompagnati dai loro bastoni, chiassosi, irruenti, caciaroni, tremolanti e stanchi, ma indifferenti e sfrontati nell’affermare il loro diritto ad essere come pare a loro. Bella la coreografia di Grazia Cundari, che è arrivata con i suoi ragazzi dell’Etoile di Latina per rappresentare le due facce opposte della realtà; simpaticissime le ciarliere e cocottesche “Donne del castello” di Faenz’a Danza; molto preparatigli allievi dell’unico Liceo Coreutico dell’Emilia Romagna, il Matilde di Canossa di Reggio Emilia, a cui dedicherò presto un pezzo di questo blog. E poi la Scuola di Balletto di Rimini, la Demetra Oriental Dance Troupe, il Gruppo Danza di Forlimpopoli, il Dance Studio, l’Officina Danza, Danza & Danza, la Scuola di Danza 100 City, l’Agorà Danza, l’Urban Academy.…
Foto di Giorgio Sabatini
Ma bravi tutti questi ragazzi, in cui la passione e la motivazione traspaiono da ogni movimento. Fortunati di essersi trovati, nella fase saliente della loro crescita, sulla via più bella, quella che transita da ogni muscolo del loro corpo rendendolo libero di esprimere sentimenti che altrimenti resterebbero invisibili. E fortunati anche noi, che nei nostri ruoli di insegnanti, genitori o semplici spettatori, possiamo partecipare alla loro vitalità espressiva nutrendocene con gioia.
Presenti in sala il Direttore Artistico, Arturo Cannistrà, il sindaco di Castel Bolognese Daniele Meluzzi, l’Assessore alla Cultura Giovanni Morini e la squisita Rosanna Pasi, ideatrice del Festival.
Mariagrazia Innecco